Il
Tesoro dei Viterbesi
Tutte le vicende e le storie legate alle nostre preziose e terapeutiche acque del BULLICAME, da Ercole ai nostri giorni, incontrando papi, cardinali e principi. Svelato il mistero delle peccatrici dantesche. (96 pagine con tavole a colori f.t.) |
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LA STORIA
La storia del Bullicame inizia con la presenza di un personaggio mitologico. Ercole. Infatti, di passaggio nell'Etruria visita anche la città etrusca di Surrena (l'antica Viterbo) e dona ai nostri antichi predecessori questa meravigliosa e terapeutica sorgente del Bullicame. La leggenda narra che il dio della forza usasse le acque dei fiumi caldi Illo e Acheloo per ritemprare il corpo ed i muscoli dopo ogni "fatica". Egli era così grato a questi fiumi caldi che dette il loro nome a due dei suoi figli. Impose infatti, il nome di Illo al suo primogenito, e chiamò Acheloo un altro suo figlio. Il popolo etrusco fu iniziato da Ercole all'uso delle terapeutiche acque calde del Bullicame. In quel tempo si sapeva che facevano bene per esperienza diretta di chi le usava, perché ancora non si conoscevano i principi attivi di queste acque. Quando nel 310 a.C. i romani conquistano queste terre con la velocità di un lampo, travolgendo nella loro avanzata pastori e agricoltori indifesi, meravigliarono nello scoprire che dal suo suolo scaturivano tante sorgenti di acqua calda minerale ipertermale. Furono così felicemente meravigliati da edificare ben quattordici Terme con costruzioni sontuose che ancora oggi sfidano il tempo. Infatti, l'antica Roma non ebbe mai la fortuna di alimentare le sue terme con acque naturali, minerali e ipertermali, bensì dovette usare sempre quelle fredde freatiche, riscaldandole poi con tonnellate di legna da ardere che era bruciata in forni tecnicamente perfetti. Gli antichi ruderi presenti sul territorio termale viterbese, ci ricordano 14 Terme che sono così denominate:
- Le Masse; Alle Terme del Bacucco transitò anche Michelangelo che venne dalle nostre parti per curare il suo "mal della pietra", con le terapeutiche acque del Bullicame. Egli avvezzo alle eleganti architetture di Roma stupì di fronte alla bellezza di ciò che rimaneva di queste importanti Terme, e realizzò uno schizzo della cupola e della pianta interna. L'idea della cupola sarà poi una base, sulla quale svilupperà quella maestosa di San Pietro. Che le nostre acque erano altamente terapeutiche lo avevano scoperto anche i nostri storici per eccellenza: Niccolò Della Tuccia e Anzillotto. Infatti il primo scrisse che queste acque: "...guarivano da ogni possibile infermità." mentre il cronista Anzillotto asseriva che queste acque era in grado di risanare: "...ogni leproso, et ogni percosso de ferita in picciolo tempo." DANTE E MICHELANGELO Prima di Michelangelo passò dal Bullicame anche Dante Alighieri che è, certamente, il personaggio che più di tutti ha celebrato questa fonte, descrivendola nella "Divina Commedia". Infatti, nel canto XIV dell'Inferno egli così scrive:
"Quale del Bullicame esce ruscello E' la descrizione del fiume infernale Flegentonte che chiama come similitudine terrena il ruscello del Bullicame. Queste acque termali ben si prestano all'uopo. Infatti, contenendo un'alta percentuale di zolfo, quando scorrono creano concrezioni gialle e le colorano con alcune macchie rossastre. Poi nel canto XVI come ampiamente detto in "Dante e il suo Secolo" di Indro Montanelli, Il Sommo Poeta si affida ad una seconda similitudine per il Flegentonte e lo paragona alle cascate dell'Acquacheta nella Valle del Montone. Mentre la prima citazione del Bullicame serve a dare un'idea del calore e dell'odore di zolfo del fiume infernale, questa seconda analogia connota il volume ed il corpo delle acque di questo corso. Altre coincidenze poi, si affacciano alla mia mente, quando si parla di Dante Alighieri. Egli arriva da Firenze e per giungere fino a Roma dovrà attraversare la Selva Cimina, "orrenda e impenetrabile" e poi scrive"...mi ritrovai in una selva oscura[...]". Il discorso è molto interessante ma ci porterebbe fuori tema e, magari, lo affronteremo un'altra volta. Un altro personaggio "di spessore" che capita a Viterbo e stupisce vedendo la "caldaia" del Bullicame è Fazio degli Uberti il quale inserisce questa descrizione nel suo Dittamondo:
"Io nol credea perché l'avessi udito A credere al testo sembrerebbe che la nostra terapeutica sorgente sgorgasse in quel periodo con una temperatura vicina ai 100 gradi centigradi. Probabilmente non è così e ritengo che Fazio degli Uberti, volesse stupire i suoi lettori. Infatti, attualmente sgorga a 58° C. e negli anni sessanta sgorgava a 61°C. Dunque una temperatura che, anche se scotta le mani, non è in grado di rassodare neanche un uovo. IL PERIODO D'ORO Nella storia di questa emergenza naturale ipertermale ci sono anche molti papi. E non poteva essere altrimenti perché, in un medioevo buio, dove la medicina si serviva spesso di rimedi come gli escrementi di piccione, o di salassi tramite mignatte, quello che riuscivano a fare le acque del Bullicame aveva tutte le caratteristiche di un "miracolo". Il primo papa che arriva a Viterbo, nel 1235 è Gregorio IX che, come Michelangelo, soffriva del male della pietra. La cura sortì effetti così positivi che uno storico del tempo, Matteo Paris, affermò perentoriamente che se il pontefice morì (nel 1241) l'evento era da attribuirsi principalmente al fatto che, in quell'anno egli fu impossibilitato a recarsi alle Terme di Viterbo. Forse lo storico era così tanto convinto della bontà delle nostre acque, che aveva quasi dimenticato come quel papa avesse già compiuto 70 anni (che nel XIII secolo era un'età molto avanzata. N.d.A.). Nel 1404, con la sede papale che da Avignone era ritornata a Roma, anche Papa Bonifacio IX viene a Viterbo per continuare la cura termale iniziata vicino a Pozzuoli. Poi il 6 marzo del 1447, l'elezione al soglio di pontificio di Tommaso Parentucelli, che prenderà il nome di Niccolò V, porta a Viterbo una fortunata, unica ed irripetibile opportunità. Infatti, segretario del papa fu nominato il nobile viterbese Pietro Lunense, legato a questo da parentela. In quel periodo prima vengono a curarsi con le acque del Bullicame la madre e la sorella del papa e, l'anno successivo 1450, venne il pontefice in persona che era affetto da podagra e cercò nelle nostre acque una guarigione o almeno un sollievo. Un nostro storico, Cesare Pinzi, ci riferisce che: "...recatosi al Bagno della Grotta fu scosso dall'aspetto di povertà che presentava quella meschina catapecchia. E poichè era dominato dalla mania d'illustrare il suo pontificato con splendori di monumenti, comandò che, col peculio della Camera Apostolica si rizzasse in quel sito una splendido palazzo [...]". Il Bagno del Papa presto edificato, diventa così un edificio sontuoso e imponente per la cui realizzazione, c'informa compiutamente il Pinzi, fu spesa la ragguardevole cifra di trentamila ducati d'oro. Giannozzo Manetti, biografo del papa e Giorgio Vasari biografo di Bernardo Rossellino concordano nell'affermare che quel palazzo avrebbe potuto ospitare degnamente principi e re. Con il completamento del Bagno del Papa e la sua donazione al Comune di Viterbo, inizia un periodo di grande fulgore per le nostre Terme, che durerà per settanta-ottanta anni. Sarà il periodo più bello dopo i fasti delle Terme Romane. DISTRUZIONE E MORTE
Carlo V sdegnato per l'alleanza di Clemente VII con la Francia, scaglia
contro Roma le orde devastatrici dei Lanzichenecchi. Siccome arrivano dal
nord e Viterbo ha la sventura di essere a nord di Roma, riceve dal loro
passaggio distruzioni e morte. MICHEL DE MONTAIGNE Il viaggiatore transalpino in cerca di cure perché affetto da calcoli renali visita tutta la nostra zona termale e ci racconta lo stato di abbandono e di decadenza seguito alle devastazioni dei Lanzichenecchi. Il francese prima di arrivare a Viterbo aveva visitato altre terme in Toscana e lì aveva appreso un proverbio popolare, molto saggio:
"Chi vuol che la sua donna impregni
Ad una lettura ironica e superficiale, sembrerebbe che il motto faccia
dell'ironia sulle qualità delle acque termali per combattere la sterilità.
Invece riletto alla luce degli studi e delle scoperte successive quel
proverbio comunica una grande verità. IL RIMEDIO SOVRANO
Tra bagni e conoscenze varie, scendendo per la Via Francigena, lo
scrittore transalpino arriva finalmente al Bullicame e qui, bevendo le
nostre acque, trova finalmente un rimedio sovrano al suo mal della pietra
e riesce anche ad espellere un grosso calcolo che lo torturava. Pensando
di ammaestrare qualche lettore egli (che scrive in italiano) così descrive
il fatto: IMPORTANTI RICOSCIMENTI SCIENTIFICI Mentre le nostre Terme stanno ancora leccandosi le ferite inferte dal passaggio dei Lanzechinecchi, sono tanti i medici che nei loro trattati descrivono i poteri terapeutici di queste acque. Fra tutti ricordiamo per primo Andrea Baccio, medico personale di Papa Sisto V, che nel suo libro "De Thermis" asserisce che la sorgente della Grotta era in grado di guarire tanti malanni, dal mal della pietra, all'asma, alla sterilità, alle irregolarità mestruali, all'impotenza e inoltre chiarificava anche la voce dei cantanti. Il Baccio elenca anche le proprietà dei lutus Nausei, i fanghi del Naviso, che era riconosciuta anche al tempo dei Romani. Infatti, tale poltiglia veniva essiccata in grandi forme e inviata a Roma e altrove. Ai vari medici si affianca anche il medico viterbese Cesare Crivellati che nel 1605 pubblica il Trattato dei Bagni di Viterbo con l'aggiunta d'indicazioni pratiche circa il loro uso. Tra l'altro scrive: "...Si suol anco detta acqua tenere in bocca per fermare i denti, che ballano, e con la terra che produce, si sogliono fregare per farli bianchi." LA RADIOATTIVITA'
Uno studio interessante, su di un aspetto particolare e sconosciuto fino a
quel momento, lo realizzò il prof. Camillo Lacquaniti, il quale esaminò le
nostre sorgenti alla luce della scoperta del radio fatta nel 1898 dai
coniugi Curie. Egli, nel 1913 e 1915 pubblicò due monografie dal
titolo:"Analisi della radioattività di alcune sorgenti termali di Viterbo"
e "Ricerche sulla radioattività dei prodotti di alcune sorgenti termali di
Viterbo". GLI STABILIMENTI E LE POZZE Attualmente sono in attività due stabilimenti termali: Le Terme dei Papi e Le Terme Salus Pianeta Benessere. Ci sono inoltre, diseminate sul territorio, varie "pozze" dove ci si può bagnare liberamente. Tra queste citiamo quelle "Carletti" che sorgono a lato della Strada Bagni, dove il Comune di Viterbo ha provveduto alla sistemazione di tutta la zona circostante, con la piantumazione di decine di alberi e con la creazione di un grande parcheggio. Ci sono poi le pozze del Bagnaccio, quelle delle Masse e quelle del "Bullicame". |
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